Maglie calcio foto città
Ma torniamo ai trionfi: nel Museo del Calcio i ‘feticisti’ della nazionale potranno ammirare le maglie di grandi calciatori come Rivera e Facchetti, gli scarpini di Castano e Anastasi e tanti altri cimeli che rievocano la grande vittoria del Mondiale di Spagna 1982. Non manca una sala dedicata alle vittorie mancate, ma sfiorate, partite rimaste comunque negli annali della nazionale azzurra. In mezzo i record di vittorie in trasferta , quello delle sconfitte in casa e il quinto posto in campionato. Il debutto nei campionati regolari spinse altresì la società a dotarsi di un più capiente campo di gioco presso il parco delle Acque Minerali. Secondo Antonio Mennini e Francesco Cossiga, nei giorni in cui circolarono le lettere di Aldo Moro, che avevano lo scopo di aprire una trattativa, Pertini avrebbe commentato dicendo: «si vede che Moro non ha mai fatto la resistenza». Lo stesso argomento in dettaglio: Sequestro Moro. Lo stesso argomento in dettaglio: Elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 1978 e Discorso d’insediamento di Sandro Pertini. Le votazioni per l’elezione del settimo presidente della Repubblica iniziarono il 29 giugno 1978 a seguito delle dimissioni del presidente in carica, il democristiano Giovanni Leone, annunciate agli italiani il 15 giugno attraverso un messaggio televisivo.
La stessa iniziò a farsi conoscere anche fuori dai confini italiani, tanto che nel maggio 1978 arrivò la prima affermazione dei grifoni in campo internazionale grazie alla vittoria della Coppa d’Estate, un’edizione speciale dell’Intertoto, trionfando in un girone composto dai belgi del Waregem, dai tedeschi occidentali del Monaco 1860 e dai francesi del Nîmes Olympique. Tre giorni dopo, denunciò alla Camera i soprusi delle forze dell’ordine nei confronti dei manifestanti, sia nel capoluogo ligure, sia in altre città d’Italia. Pochi anni dopo, lo stesso Pertini, intervistato da Oriana Fallaci, aggiunse che a determinare quel gesto non fu estraneo il fatto che su Guida «gravava l’ombra della morte» dell’anarchico Giuseppe Pinelli, avvenuta appunto quando Guida era questore di Milano. Negli anni cinquanta, Pertini, assieme agli avvocati socialisti Nino Taormina e Nino Sorgi (che molte volte difese il quotidiano L’Ora da querele di politici collusi con la mafia), rappresentò la parte civile Francesca Serio, madre del sindacalista socialista Salvatore Carnevale, assassinato dalla mafia il 16 maggio 1955 a Sciara, perché impegnato nelle lotte contadine contro il latifondismo e per la redistribuzione delle terre.
Francesca, che si era costituita parte civile con i suoi avvocati Pertini, Sorgi e Taormina e aveva assistito a tutte le udienze del processo come muta accusatrice degli assassini del figlio, si dichiarò soddisfatta della sentenza, poiché giustizia era stata fatta non solo per il figlio ma per tutti i caduti sotto i colpi della mafia. Qui il processo di primo grado iniziò il 18 marzo 1960 e si concluse il 21 dicembre 1961 con la condanna all’ergastolo di tutti e quattro gli imputati, accogliendo la ricostruzione del delitto fatta da Scaglione, Pertini, Sorgi e Taormina. Ma al processo d’Appello, svoltosi a Napoli dal 21 febbraio al 14 marzo 1963, e in quello di Cassazione, la sentenza fu ribaltata, maglia barcellona 2025/26 assolvendo tutti gli imputati per insufficienza di prove. Francesca dichiarò che quella sentenza uccise il figlio una seconda volta. L’accordo pubblicitario venne stipulato dalla società perugina, essenzialmente, per ottenere i soldi necessari all’ingaggio di Paolo Rossi: quando il 26 agosto 1979 la squadra scese per la prima volta in campo con le nuove casacche sponsorizzate, in occasione dell’esordio stagionale in Coppa Italia al Curi contro la Roma, ironia della sorte proprio Rossi fu l’unico giocatore biancorosso a non poter esibire il marchio pubblicitario per via di un suo precedente accordo commerciale, siglato a livello personale, con un’altra azienda operante nel settore agroalimentare (la Polenghi Lombardo).
Pertini, peraltro, non costituì mai nel PSI una propria corrente e vantava rapporti travagliati (quando non pessimi) con quasi tutti gli esponenti socialisti (disse di lui il compagno di partito Riccardo Lombardi: «cuore di leone, cervello di gallina». Pertini ricordò come «luminosi esempi» per la sua formazione politica i nomi di Giacomo Matteotti, di Giovanni Amendola, di Piero Gobetti, di Carlo Rosselli, di don Giovanni Minzoni e di Antonio Gramsci, suo indimenticabile compagno di carcere. Le indagini sull’omicidio e sui quattro nominativi denunciati dalla madre di Carnevale furono svolte dal procuratore della Repubblica di Palermo Pietro Scaglione (poi caduto anch’egli vittima della mafia): i quattro accusati furono fermati e tradotti in carcere poiché gli alibi non ressero alle verifiche e un testimone si lasciò scappare di aver visto Tardibuono sul luogo del delitto. Repubblica di Palermo gli assassini del figlio, con nomi e cognomi: quattro mafiosi di Sciara dipendenti della principessa Notarbartolo, la proprietaria del feudo dal quale Carnevale era riuscito a far scorporare una piccola porzione di terre incolte da far assegnare ai contadini in base alla legge: l’amministratore del feudo Giorgio Panzeca, il magazziniere Antonio Mangiafridda, il sorvegliante Luigi Tardibuono e il campiere Giovanni Di Bella.